INSPIRA... E.... TRATTIENI
Sabato pomeriggio, piove
da un po'. Una pioggia malata e gialla che si porta dietro nuvole di vapore,
caldo scirocco fuori stagione, l'odore acre delle polveri sottili, della
spazzatura bagnata.
I resti del mercato,
macerie di cassette e ortaggi ammucchiati in prossimità dei cassonetti
strapieni. Un’umanità frastagliata e sudata brulica ai margini delle stradine
ombreggiate da alberelli asfittici.
Gli oblò delle lavatrici
a gettoni ruotano ipnotiche e instancabili, un gran via vai eterogeneo di gente
con bustoni di panni da lavare e da asciugare si agita rumorosamente.
Me ne resto in disparte
mi faccio piccola appiattendomi contro il muro in una zona di penombra.
L'aria calda, l'umidità e
il rumore del traffico sono insopportabili, rivoli di sudore tra le scapole, i
vestiti si appiccicano fradici alla schiena, una bolla di calore ci opprime
schiacciandoci contro il suolo, tutti così pigiati come grossi rospi in una
palude tropicale. Mentre mi confondo tra
gli altri supervisiono distrattamente il flusso del Lava e Asciuga, pronta ad
intervenire solo se strettamente necessario, quando mi accorgo che qualcuno fissa
imbambolato le macchine come fossero ordigni nucleari pronti ad esplodere,
congestionando la fila inferocita e sbuffante che generalmente maledice la
pioggia, il costo del detersivo, il governo, gli scioperi dei mezzi pubblici e
le reciproche appartenenze di fede calcistica o religiosa; allora mi alzo, mi
intrometto discretamente e guido con pazienza estenuante il pensionato di turno
o lo studente rincoglionito alla scoperta dei misteri delle lavanderie “fai da
te”.
La monotonia rituale di
gesti meccanici e sempre uguali mi rassicura mi fa sentire capace, mi
anestetizza e non mi fa pensare. Distratta dai vestiti degli altri, subisco
passiva il fascino che su di me esercitano lenzuola a quadretti, completi di
stoffa variopinta e leggera, improvvisamente mi trovo persa in bottoni di
madreperla e federe sgualcite.
Da
una busta di vestiti sporchi posso capire molte cose di una persona, posso
abbozzarne la quotidianità, immaginando il tipo di lavoro o quello che fanno
nel tempo libero, mi ritrovo così a fare congetture su palestre e piscine, li
colloco in base alle divise nei supermercati o in qualche centro commerciale.
Li faccio conoscere tra di loro, li faccio litigare, invento storielle banali
per passare il tempo, li faccio giocare nella mia testa, li odio, mi affeziono,
li cancello e poi li ricreo di nuovo........
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