martedì 17 febbraio 2015

?di sera....e di nuovo la sera



Usi una lingua
una qualsiasi,
e rimani schiacciato
dal suo corpo enorme.

Pietra,
terra,
e un necessario silenzio,

di rumore trema la forma del fiato.

Non c'è
rimedio
al cammino.

Non c'è tregua
al sangue mischiato
di povertà.

IL cielo ti cade dagli occhi,
perdendoti,
in tracce
di vene smarrite.

e' solo un periodo di pausa,
questa radura bianca
che ti interrompe
gli argini delle ciglia


lunedì 9 febbraio 2015

sottò città


Costruire lo scheletro del tempo

in altipiani di solitudini....urbane.

Stretti, in foreste di semafori.
Spaesati dal nostro rumore
di fumo,
gli occhi

secchi,

sgranati,
a rincorrere la lingua del cielo.

Si va facendo tardi,
per l'incedere
ostinato
delle parole ,
con le vesti a brandelli,
lasciate a testimoniare...

Tracciando la strada
in migliaia di piedi passati.

Oggi qualcuno ha dimenticato di morire.
Oggi qualcuno ha dimenticato di vivere.
In ogni caso si è riusiti ad ingannare il tempo.
Ci facciamo rimboccare le palpebre
dal giallo ritardo dei tram ..

....

é avvenuta piano,
la migrazione degli occhi.
Si è mossa, da noi a loro, mentre eravamo distratti
dalla palla stroboscopica,
appesa nel nulla delle nostre stanze.

Si sono svuotati e riempiti,
innumerevoli volte,
immagini
in disordinato rumore metallico....

Seduti,
sulle nostre poltrone
comprate in saldo,
filtriamo il mondo 
con schermi piatti e cavi ottici...

E questo, è esattamente quello che vogliono,
quello che alla fine gli permettiamo,
con la nostra resistenza 
passiva,
culturale,
democratica...

La critica indignata non ci salverà,
dalla violenza del mercato,
che vuole merci veloci
e uomini rinchiusi,
in tende blu...
Prigionieri del confine caritatevole e armato
dell'estrazione,
poco importa che sia 
sangue,
petrolio,
cotone,
rifiuti....

Nei salotti borghesi,
si articola,
la retorica vischiosa
del buon selvaggio....

Nelle lingue di asfalto
più o meno periferiche
più o meno illuminate,
si cammina abbassando gli occhi,
sperando di non farsi notare...

Non si odia,
non si ama,
non si trema,

non più...

Corpi vuoti...contro corpi pieni.
qualcuno ci insegni a piangere per giusta causa.

sulla pace...

Nei bordi sfilacciati
di un tempo immobile,
si sgretolano
le costole della Storia.
Si contraggono,
gli occhi grigi,
graffiati di asfalto.

Non credo,
nella pietistica forma
della pace bianca,

ventre gonfio
da balena arpionata,
in oceani di nafta.

La guerra
si consuma piano,
nell'eterna trincea
comprata in saldo,
di un tavolo da cucina IKEA,
armati di piatti e posate
a garantire,
distanze di sicurezza.
Con le vostre bandiere
a righe colorate,
ci si puliscano il culo gli elefanti
di un parco divertimenti
per  famiglie
delle forze dell'ordine globale.
Servi delle vostre democrazie,
vi agitate
armati di matite,
tenute alte
come antenne aliene,
affollandovi nelle piazze,
in orge di ottusità.
L'ipocrisia ci mangerà il cuore,
estorcendo ad uomini in gabbia
              respiro in rivolta,
con lo stupro di una
sussurrata,
ecumenica,
preghiera
da classe media.
Cucire insieme
le linee delle labbra,
non servirà.
Fingere di appartenere a qualcosa
non salverà quel bambino,
si proprio quello
che sta prendendo a calci un cane,
dal perdere la sua crudeltà.
Continuare a camminare
senza pelle, è il solo modo
per non perdere la vista.

da est ad Est

Hanno cercato
di svuotarvi gli occhi,

tendendovi una grossa
trappola,
tra sangue e Storia.

Il corpo,
rimane obbiettivo disarmato,
ferendo a metà,
la strada dell'obbedienza.
L'alfabeto
della guerra,
spesa ad ogni
suicidio del sole.
Testimone,
della rivolta che avete
tatuata sul respiro....
Ammutolita,
la scrittura inutile della decenza,
rivoltate il cielo di notte.

......nel forno iracheno.......

In impronte di rovente azzurro,
bruciano tempo e cumino.

Cappotti sfondati,
dalle pieghe,
di una città
rotta.

Strappata
e
ricucita,
da un filo di rame
che va oltre la miseria.

La caverna delle bocche,
avvolte dal
fumo
e
dal suono,
duro come il cielo
trema.

Tracce di oriente,
nelle strade
e
nella mani,
scavate da
freddo,
farina
e
braci.....
Si colora di sangue di cane
il sole ad est.

......

E' la possibilità che dai
alla pietra della lingua
di tremare,

dietro l'albegiare
sconnesso
di un'annunciazione in carta stagnola.

si  dismettono le mille maschere
dell'obbedienza.

Il tenero regime della radura ,
si dà tempo,
strappando un sorriso
tatuato,
perdendo nella mischia
le parole dell'altra metà di carne.

La danza,
delle ossa protese,
nella rivoluzione astratta
di linguaggio sconosciuto.


venerdì 6 febbraio 2015

...sotto granate...

.........

Nei bordi sfilacciati
di un tempo immobile,
si sgretolano
le costole della Storia.
Si contraggono,
gli occhi grigi,
graffiati di asfalto.

Non credo,
nella pietistica forma
della pace bianca,

ventre gonfio
da balena arpionata,
in oceani di nafta.

La guerra
si consuma piano,
nell'eterna trincea
comprata in saldo,
di un tavolo da cucina IKEA,
armati di piatti e posate
a garantire,
distanze di sicurezza.
Con le vostre bandiere
a righe colorate,
ci si puliscano il culo gli elefanti
di un parco divertimenti
per  famiglie
delle forze dell'ordine globale.
Servi delle vostre democrazie,
vi agitate
armati di matite,
tenute alte
come antenne aliene,
affollandovi nelle piazze,
in orge di ottusità.
L'ipocrisia ci mangerà il cuore,
estorcendo ad uomini in gabbia
              respiro in rivolta,
con lo stupro di una
sussurrata,
ecumenica,
preghiera
da classe media.
Cucire insieme
le linee delle labbra,
non servirà.
Fingere di appartenere a qualcosa
non salverà quel bambino,
si proprio quello
che sta prendendo a calci un cane,
dal perdere la sua crudeltà.
Continuare a camminare
senza pelle, è il solo modo
per non perdere la vista.