lunedì 9 febbraio 2015

sulla pace...

Nei bordi sfilacciati
di un tempo immobile,
si sgretolano
le costole della Storia.
Si contraggono,
gli occhi grigi,
graffiati di asfalto.

Non credo,
nella pietistica forma
della pace bianca,

ventre gonfio
da balena arpionata,
in oceani di nafta.

La guerra
si consuma piano,
nell'eterna trincea
comprata in saldo,
di un tavolo da cucina IKEA,
armati di piatti e posate
a garantire,
distanze di sicurezza.
Con le vostre bandiere
a righe colorate,
ci si puliscano il culo gli elefanti
di un parco divertimenti
per  famiglie
delle forze dell'ordine globale.
Servi delle vostre democrazie,
vi agitate
armati di matite,
tenute alte
come antenne aliene,
affollandovi nelle piazze,
in orge di ottusità.
L'ipocrisia ci mangerà il cuore,
estorcendo ad uomini in gabbia
              respiro in rivolta,
con lo stupro di una
sussurrata,
ecumenica,
preghiera
da classe media.
Cucire insieme
le linee delle labbra,
non servirà.
Fingere di appartenere a qualcosa
non salverà quel bambino,
si proprio quello
che sta prendendo a calci un cane,
dal perdere la sua crudeltà.
Continuare a camminare
senza pelle, è il solo modo
per non perdere la vista.

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