lunedì 16 marzo 2020

                                                                 PRIMA PARTE

                                                         INSPIRA... E.... TRATTIENI





Sabato pomeriggio, piove da un po'. Una pioggia malata e gialla che si porta dietro nuvole di vapore, caldo scirocco fuori stagione, l'odore acre delle polveri sottili, della spazzatura bagnata.
I resti del mercato, macerie di cassette e ortaggi ammucchiati in prossimità dei cassonetti strapieni. Un’umanità frastagliata e sudata brulica ai margini delle stradine ombreggiate da alberelli asfittici.
Gli oblò delle lavatrici a gettoni ruotano ipnotiche e instancabili, un gran via vai eterogeneo di gente con bustoni di panni da lavare e da asciugare si agita rumorosamente.
Me ne resto in disparte mi faccio piccola appiattendomi contro il muro in una zona di penombra.
L'aria calda, l'umidità e il rumore del traffico sono insopportabili, rivoli di sudore tra le scapole, i vestiti si appiccicano fradici alla schiena, una bolla di calore ci opprime schiacciandoci contro il suolo, tutti così pigiati come grossi rospi in una palude tropicale.  Mentre mi confondo tra gli altri supervisiono distrattamente il flusso del Lava e Asciuga, pronta ad intervenire solo se strettamente necessario, quando mi accorgo che qualcuno fissa imbambolato le macchine come fossero ordigni nucleari pronti ad esplodere, congestionando la fila inferocita e sbuffante che generalmente maledice la pioggia, il costo del detersivo, il governo, gli scioperi dei mezzi pubblici e le reciproche appartenenze di fede calcistica o religiosa; allora mi alzo, mi intrometto discretamente e guido con pazienza estenuante il pensionato di turno o lo studente rincoglionito alla scoperta dei misteri delle lavanderie “fai da te”.
La monotonia rituale di gesti meccanici e sempre uguali mi rassicura mi fa sentire capace, mi anestetizza e non mi fa pensare. Distratta dai vestiti degli altri, subisco passiva il fascino che su di me esercitano lenzuola a quadretti, completi di stoffa variopinta e leggera, improvvisamente mi trovo persa in bottoni di madreperla e federe sgualcite.
Da una busta di vestiti sporchi posso capire molte cose di una persona, posso abbozzarne la quotidianità, immaginando il tipo di lavoro o quello che fanno nel tempo libero, mi ritrovo così a fare congetture su palestre e piscine, li colloco in base alle divise nei supermercati o in qualche centro commerciale. Li faccio conoscere tra di loro, li faccio litigare, invento storielle banali per passare il tempo, li faccio giocare nella mia testa, li odio, mi affeziono, li cancello e poi li ricreo di nuovo........

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